La storia de “La Cerchia”
(di Alessandro Franceschini)
«Un gruppo "è" collettivo nella misura con cui sa diventare comunità in grado di accogliere "in gentilezza" le singolarità e armonizzarle». Con queste parole Mariano Fracalossi, fondatore e per molti anni una delle principali "anime" del Gruppo di Artisti Trentini "La Cerchia", spiegava il pensiero che si nasconde dietro il progetto di raccogliere sotto un sodalizio artisti di diversa formazione e di dissimili poetiche. L'obiettivo dell'associazione – spiega Fracalossi – non è quello di uniformare l'estro dei singoli alla missione di un gruppo, come è accaduto in molti casi durante il Novecento. Ma esattamente il contrario: il gruppo si alimenta della diversità dei singoli e le peculiarità di ciascuno non sono un punto di debolezza ma un motivo di forza. Forse per questo gruppo di artisti sopravvive dopo molti anni dalla sua fondazione, ed ha saputo rinnovarsi, superare le crisi, proseguire nel cammino anche quando, a mancare, sono stati i compagni di viaggio più motivati.
Ma per capire meglio la forza di questo sodalizio, è bene ripercorrerne brevemente la storia. Venticinque anni fa, nel 1986, un gruppo di artisti, anche favorito da circostanze singolari, arrivò alla decisione di raccogliersi in un sodalizio che prese il nome, per l'appunto, di «La Cerchia». Regole, denominazioni, propositi e quanto altro avrebbe potuto costituire continuità vennero discusse e stabilite convivialmente. Il sodalizio nacque con propositi di tipo espositivo (non poteva essere altrimenti vista la tipologia dei componenti), ma anche con la coscienza di un possibile ruolo che non poteva esaurirsi nello snocciolare mostre, ma che doveva saper aprirsi verso la contemporaneità delle problematiche della politica e dell'arte: «un gruppo di artisti – spiegava lo stesso Fracalossi ricordando quei primi anni – salvo tradire se stesso, non può chiamarsi fuori dal dibattito più generale della visualità, specie nei confronti del proprio territorio e quindi con particolare attenzione di quanto in esso viene determinato dalla pubblica amministrazione anche – e non solo – attraverso le specifiche istituzioni di settore».
La metà degli anni Ottanta è caratterizzata da un periodo di grande individualismo: siamo all'apice di quello che gli esperti chiamarono "riflusso", ovvero il ritorno all'egoismo dopo gli anni dell'impegno sociale che aveva caratterizzato il post-sessantotto. La nascita de «La Cerchia» si inserisce proprio in quel momento storico. E precorre i tempi di una nuova stagione. Ricordando quell'«atto fondativo» fatto alla vigilia della caduta del muro di Berlino, il giornalista Franco De Battaglia scriveva: «c'era quasi la premonizione che occorreva tornare a lavorare insieme, a esporre insieme, a imparare e a confrontarsi insieme se si voleva che l'arte riacquistasse una funzione, uscisse da una solitudine narcisistica, compiaciuta e sterile. Lavorare insieme, trascorrere anche serate insieme, come nelle vecchie botteghe».
Con questo spirito sono nate le rassegne di gruppo, con mostre anche all'estero (da cui anche tangibili amicizie e forme di collaborazione e di scambio); il giornalino «Arte & Arte»; i vari interventi a favore di problematiche di base della categoria come, ad esempio e solo per citarne i principali, il possibile ruolo delle istituzioni competenti, la promozione della legge detta del "due per cento" alla cui revisione il gruppo ha collaborato attivamente, diversi progetti culturali costruiti in collaborazione con enti ed istituzioni sia provinciali che internazionali. Sono trascorsi molti anni, con un impegno collettivo di volta in volta rivolto a settori particolari e alla promozione della cultura in generale.
Per quanto riguarda, invece, l'impegno artistico in senso stretto, l'attività del gruppo si è concentrata principalmente sul confronto e sul bisogno di fare ed essere "rete". Fin dalla sua fondazione il gruppo opera con lo scopo di sostenere e promuovere rassegne espositive qualitativamente qualificanti in favore di artisti trentini attivi nel territorio ed anche, nel contempo, di stabilire una presenza attiva e qualificata professionalmente negli ambiti delle problematiche dell'arte contemporanea. Complessivamente, a tutt'oggi, il Gruppo ha in attivo oltre un centinaio di iniziative espositive in Messico, Cile, Argentina, Brasile, Paraguay, Stati Uniti e in Europa (Germania, Spagna ecc.. ) ed altrettante in Italia. Come del resto molto significative sono state le presenze sul territorio di artisti provenienti da diverse parti del mondo.
A guidare il gruppo c'era, e c'è stata fino al 2004, la figura di Mariano Fracalossi, capace di essere al contempo – oltre che un talentuoso artista – anche maestro, riferimento culturale, instancabile mediatore teso a tessere relazione, garante di una categoria nei confronti di tutta una società. Ma «La Cerchia» non era una istituzione di carattere monarchico e Fracalossi sapeva delegare le responsabilità e promuovere i talenti diversi, le iniziative dal basso, le istanze diverse. Per questo il gruppo non si è sciolto dopo la sua scomparsa ma continua, con grande entusiasmo, la sua attività di promozione e valorizzazione di quello che di artistico il nostro territorio produce, ma allo stesso tempo non dimentica di indagare, interrogare e promuovere l'arte prodotta in altre parti del mondo. Con l'entusiasmo degli artisti
Quello degli artisti de «La Cerchia» è insomma un modo autentico di essere legati alle proprie radici: lontani dal provincialismo ma vicini al territorio, attenti alla cultura locale ma aperti verso l'esterno, rispettosi degli insegnamenti dei maestri ma animati da un istinto pedagogico aperto al mondo. Insomma, parafrasando le parole di Fracalossi citate all'inizio di questo scritto, un gruppo "è" tale anche se sa diventare comunità in grado di rinnovarsi, di accogliere nuove sfide, di trovare nuove occasione per «stare assieme» in nome dell'Arte.
Alessandro Franceschini